Documento post-elettorale di analisi e indirizzo

Introduzione

Come abbiamo scritto all’indomani degli esiti elettorali, i risultati delle elezioni comunali del 12 giugno scorso non sono stati una buona notizia per chi desidera una Padova più giusta dal punto di vista sociale ed ecologico. Proprio per questo, le ragioni che ci hanno spinto a dare vita al percorso politico e sociale di “Tutta Nostra la Città” (TNC) sono ancora tutte sul piatto e ci portano a ritenere che, oggi più di ieri, sia necessario dare anima e corpo ad una voce indipendente e ad uno spazio di alternativa al governo “a senso unico” di questa città, affinché al centro dell’agenda politica padovana vi sia il bisogno di giustizia sociale ed ecologica e non gli interessi di pochз.

In questo documento, elaborato nella prima assemblea pubblica post-elettorale di TNC (17 luglio) e aggiornato alla luce degli ultimi sviluppi politici locali e nazionali, vogliamo condividere un’analisi delle elezioni e del quadro che ci consegnano, individuare i principali nodi problematici per il futuro di Padova che vediamo imporsi come priorità su cui agire collettivamente e, infine, proporre una traccia lungo cui proseguire il cammino intrapreso da TNC. Non è il tempo di farsi prendere da sconforto e rassegnazione, ma di rimboccarci ancora di più le maniche!

L’esito elettorale del 12 giugno

Le recenti elezioni padovane hanno evidenziato, nell’ordine, un trionfo dell’astensione (che ha raggiunto quota 49,3%), un consolidarsi dei consensi intorno alle forze politiche più saldamente legate al blocco di potere che governa Padova da decenni e dunque garanti di una piena continuità con il passato, e infine il fatto che il 9% dell’elettorato che ha votato liste non schierate a fianco dei due principali candidati sindaco sia rimasto senza alcuna rappresentanza, in virtù della frammentazione in più liste e dei meccanismi premianti la maggioranza.

Il forte aumento dell’astensione (+10%, quasi 16.000 votanti in meno nel 2022 rispetto al 2017) è una tendenza ormai costante che segnala lo scollamento dell’elettorato da un meccanismo che appare sempre meno in grado di imprimere una svolta allo stato delle cose. I soggetti politici vengono percepiti come portatori di programmi che restano sulla carta, mentre le loro prassi rimangono saldamente ancorate alla tutela degli interessi di pochз. Questa percezione coinvolge anche le forze della sinistra di alternativa (TNC compresa), che vengono ricondotte nel mare magnum di una politica vista come pura propaganda, orientata all’autoconservazione e a disattendere puntualmente gli impegni presi in campagna elettorale.

Il trionfo dell’astensione è il dato principale che ci consegna questa tornata elettorale ed è attraverso di esso che ne va letto l’esito complessivo. Una simile diserzione delle urne, infatti, ridimensiona fortemente il “plebiscito” a favore di Sergio Giordani, poiché il 58,4% dei voti che gli hanno consentito di vincere senza ballottaggio vale il 29% degli aventi diritto. Il sindaco uscente è stato dunque riconfermato con il sostegno di meno di un terzo della cittadinanza padovana.

Anche attraverso una simile astensione le elezioni del 12 giugno hanno “blindato” il blocco di potere che era già saldamente alla guida della città. La grande mobilitazione di personaggi pubblici, reti personali e clientelari, partiti e movimenti ha garantito la vittoria allo schieramento del sindaco uscente (9 liste per un totale di 272 candidatз). All’interno di esso, sono state la lista del Partito Democratico e quella personale di Sergio Giordani ad imporsi in termini di voti, mentre tutte le altre hanno portato acqua al mulino dei veri vincitori. Tralasciando il misero risultato del M5S, è soprattutto il fatto che Europa Verde non abbia eletto alcun rappresentante e che Coalizione Civica abbia più che dimezzato la propria presenza in Consiglio (2 consiglierз anziché 5) e in Giunta (1 assessorə anziché 3) a togliere qualsivoglia spinta “progressista” alla compagine che governerà Padova nei prossimi cinque anni.

Già nella scorsa consiliatura, quando i rapporti di forza interni alla maggioranza erano molto più favorevoli alle componenti che avevano sostenuto Arturo Lorenzoni, l’amministrazione Giordani ha disatteso gran parte delle “linee strategiche di mandato” che orientavano il governo della città nel senso della tutela del bene comune e della preminenza dell’interesse pubblico sugli interessi privati. Che cosa dobbiamo aspettarci da un “Giordani bis” in cui il Partito Democratico e il sindaco con la sua lista, da soli, occupano i 4/5 della Giunta e detengono la maggioranza assoluta in Consiglio Comunale? Non vi è dubbio che questa piena “governabilità” – coronata di recente dall’elezione di Sergio Giordani anche a presidente della provincia – farà dell’amministrazione una rappresentante ancora più fedele degli interessi che dominano da tempo lo sviluppo urbano, economico e sociale di Padova orientandolo in direzione di una città sostanzialmente privatizzata: una città dove i profitti e le rendite di pochз vengono prima della sostenibilità ecologica e sociale, poiché ogni servizio, ogni spazio e ogni bisogno (dal patrimonio immobiliare a quello culturale, dai servizi pubblici locali all’istruzione, dalla salute alle aree verdi) sono occasioni per “fare schei” anziché elementi utili a garantire una vita dignitosa e desiderabile per tuttз.

A fronte di questa situazione, pesa ancora di più l’assenza di voci indipendenti in Consiglio Comunale e il fatto che chi si era propostə come strumento di pressione volto a scavare un cuneo di trasparenza e opposizione agli indirizzi politici dominanti rimanga senza lo strumento della rappresentanza.

Come TNC, in quanto progetto nuovo e totalmente autorganizzato, eravamo consapevoli dei nostri limiti di tempo, forze e risorse, ma siamo felici di aver provato fino in fondo a portare in Consiglio qualcunə che fosse interprete dei bisogni delle classi popolari e realmente al servizio di un processo collettivo di trasformazione. Sapevamo che non sarebbe stato facile e non ci siamo mai illusз riguardo al fatto che il grosso – e il bello – del lavoro sarebbe iniziato comunque dopo le elezioni.

TNC non nasce come lista elettorale, bensì come spazio cittadino di confronto e attivazione collettiva. Passata la fase elettorale, sentiamo l’esigenza e la responsabilità nei confronti di chi ci ha sostenuto, con il voto e/o in qualsiasi altra forma, di rilanciare un’iniziativa politica e sociale che prosegua lungo la direzione indicata già dal nostro appello fondativo: «È tempo di giustizia sociale ed ecologica. Dobbiamo far sentire la nostra voce e appropriarci del potere decisionale sulle scelte strategiche per il nostro futuro.».

I nodi che vengono al pettine

Nel ripensare le forme e i modi del nostro agire possiamo mettere a frutto il lavoro fatto nell’elaborazione del programma di TNC, pensato fin da subito guardando al di là della scadenza elettorale. Le “costellazioni” di proposte attraverso cui abbiamo dato forma all’idea di una Padova della cura, ecologica e solidale, delineano un insieme di iniziative e rivendicazioni che permettono di muovere dei passi concreti perché nei nodi problematici che abbiamo individuato si gioca la partita tra una Padova “sostanzialmente privata” in quanto ad uso e consumo degli interessi di pochз e una Padova più giusta, capace di assicurare un futuro e una vita desiderabile a tuttз coloro che ci vivono, ci lavorano e ci studiano.

Quali sono, quindi, i temi e le questioni da cui partire?

Pensiamo, innanzitutto, alla crisi sociale nella quale stiamo sprofondando, dal momento che l’inflazione e il carovita colpiscono soprattutto le fasce più deboli della popolazione, in una fase storica in cui le disuguaglianze sono ogni giorno più insopportabili e il progressivo smantellamento dello stato sociale ha reso sempre meno garantiti diritti fondamentali come quelli alla salute, alla casa e all’istruzione. La povertà è in aumento anche nel “ricco Nord-Est” e a Padova abbiamo gravi problemi aperti: sul fronte del diritto all’abitare abbiamo centinaia di sfratti esecutivi, spese condominiali alle stelle in numerosi quartieri e una carenza cronica di alloggi in affitto, con il costo medio di una stanza singola che è aumentato del 42% nell’ultimo anno; sul fronte dei servizi socio-sanitari l’accelerazione delle dinamiche di aziendalizzazione e privatizzazione sta rendendo sempre più difficile ricevere cure mediche in tempi utili e senza pagare cifre spropositate; sul fronte della scuola e dei servizi all’infanzia, infine, va sottolineata la carenza (e il costo!) di asili nido e di scuole dell’infanzia non private. Su questi terreni i problemi vengono da lontano e riguardano tendenze nazionali e sovranazionali, eppure il compito che abbiamo davanti, anche sul piano locale, è quello di unire alla denuncia delle carenze e delle responsabilità un lavoro di organizzazione e di sostegno alla mobilitazione sociale.

Pensiamo, in secondo luogo, alla gestione privatizzata e spartitoria di beni pubblici e beni comuni, che ne determina nei fatti un accesso limitato e una fruibilità condizionata per la cittadinanza. Si tratta non soltanto di casi come quello dell’insediamento di Leroy Merlin all’ex foro boario di Corso Australia, ma soprattutto di quel continuo richiamo al privato (sociale e non) nel gestire il patrimonio pubblico, giustificato dalla supposta efficienza del privato e dalla carenza di risorse dell’ente locale. Su questo tema occorre rilanciare l’iniziativa che riguarda sia spazi come l’ex Macello di via Cornaro e l’ex caserma Prandina, che devono essere beni comuni ad uso civico e non altro, sia le aree verdi e i parchi cittadini intervenendo sulle convenzioni per la loro gestione affinché siano realmente fruibili da chiunque.

Pensiamo, inoltre, ai servizi pubblici locali come acqua, luce, gas, trasporti e rifiuti, la cui gestione è totalmente esternalizzata ad aziende e multiutility che, se non fanno guadagnare nulla in termini di efficienza (come testimoniano ogni giorno i disservizi di BusItalia), incrementano tariffe e profitti scaricando tutti i costi sull’utenza. La lotta per una gestione in house deve accompagnarsi ad una puntuale analisi e divulgazione delle opportunità offerte dall’internalizzazione e deve partire da quello che già c’è: la delibera sull’acqua pubblica va resa esecutiva e questo dev’essere un primo passo verso obiettivi più ambiziosi. Reclamare l’internalizzazione della gestione della raccolta dei rifiuti è un altro passo da compiere, in collegamento con la lotta contro la quarta linea dell’inceneritore.

Pensiamo ad un’economia che, nonostante la crisi profonda del modello capitalistico e predatorio, continua a proporre anche a livello territoriale un business insostenibile che si associa ad altrettanta insostenibilità nelle condizioni di lavoro. L’evoluzione senza alcun governo dell’area ex ZIP (Zona Industriale di Padova) ci mette davanti ad un sicuro aumento del caos urbanistico già esistente – dei cui oneri sarà comunque l’ente locale a doversi fare carico – e a “riconversioni” che poco avranno a che vedere con una risposta innovativa e qualificante alla crisi ambientale. È preoccupante, ad esempio, che si vogliano approvare progetti come l’ampliamento del magazzino Alì a Granze o dell’IperLando, mentre di capannoni vuoti ce ne sono in abbondanza. Anche perché se il saccheggio del territorio da parte dei privati proseguirà con i ritmi e le modalità viste finora, a farne ulteriori spese saranno pure il lavoro e il reddito delle persone. Per questo l’interlocuzione con la realtà sfaccettata del lavoro in città, il sostegno a tutte le mobilitazioni di lavoratori/trici già in essere e il monitoraggio delle condizioni di lavoro (o dell’impiego improprio del volontariato) nel contesto degli enti pubblici, a partire dal Comune di Padova stesso, sono tutte iniziative che devono associarsi ad una campagna per una “Padova capitale della dignità del lavoro”, con proposte concrete sia per una riduzione e una maggiore trasparenza degli appalti pubblici, sia per un protocollo che vincoli i datori di lavoro pubblici e privati al rispetto di condizioni contrattuali e salariali dignitose.

Pensiamo, infine, a politiche urbanistiche delegate di fatto alla speculazione immobiliare e all’azione di attori come l’Università e l’AOUP (Azienda Ospedale – Università di Padova). Il Piano degli Interventi non prevede alcuna seria attività regolatoria, anzi mantiene saldo un modello che associa proprietà del suolo e diritto di costruire e si muove in direzione totalmente contraria rispetto ad una pianificazione volta a realizzare la città pubblica. Su questo fronte, che interseca quelli dell’inquinamento e della sostenibilità energetica, resi entrambi ancora più drammatici dalla crisi climatica e dalla guerra in corso, occorre lavorare con estrema puntualità e radicalità: la sostenibilità ambientale del nostro territorio passa da un netto stop al consumo di suolo, dalla difesa e dal recupero di aree verdi, da politiche energetiche di comunità, da una strategia per l’agricoltura urbana e una politica comunale sul cibo, da una drastica riduzione dell’inquinamento atmosferico e da una gestione circolare dei rifiuti. Sul fronte mobilità occorre invece reclamare una svolta che faccia riferimento, più che a grandi progetti in stallo a causa di procedure appaltanti affrettate, ad un trasporto pubblico locale capillare che non lasci scoperto alcun quartiere o parte di esso, ad una ciclabilità resa sicura da adeguate infrastrutture, ad un’accoppiata tra sviluppo urbano e viabilità che lasci i parcheggi fuori dal centro storico.

Proseguire il cammino di TNC

TNC non si propone come un soggetto che si limita a criticare o contrastare l’esistente, ma come una forza cittadina capace di immaginare e, passo dopo passo, praticare una Padova profondamente diversa. In che modo? Innanzitutto, costituendo uno spazio di confronto aperto e plurale, dove chiunque – singolз o realtà collettive – possa intervenire e dare il proprio contributo a partire da scelte di fondo condivise. In secondo luogo, mettendo in campo alcune pratiche e strumenti che si affiancheranno, caratterizzandole, alle forme di attivismo sociale e politico che già contraddistinguono le/i componenti di TNC. In particolare, vorremmo rilanciare il nostro progetto attraverso:

  • la pubblicazione di una newsletter periodica, con contributi di informazione, inchiesta e riflessione sui principali temi cittadini;
  • la stesura di una o più delibere di iniziativa popolare, quali atti politico-amministrativi da elaborare e sottoporre all’attenzione del Consiglio Comunale mediante una raccolta firme, con l’obiettivo di “imporre” problemi e soluzioni alla politica cittadina;
  • l’organizzazione di incontri pubblici di discussione e approfondimento, coinvolgendo espertз e attori sociali con esperienza diretta. Cominciamo con tre appuntamenti nei mesi di novembre, dicembre e gennaio, dedicati rispettivamente alla questione energetica, al ciclo dei rifiuti e all’acqua bene comune.

Credi anche tu che per garantire un futuro degno alla città di Padova e a tuttз coloro che la vivono sia necessario un cambio di passo e di direzione?

Vuoi contribuire al progetto di TNC – una voce indipendente, un luogo di confronto e uno spazio politico e sociale di alternativa al governo “a senso unico” della città?

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