Oggi ancora più di ieri: facciamo Tutta Nostra la Città!

Oggi ancora più di ieri: facciamo Tutta Nostra la Città!

Documento post-elettorale di analisi e indirizzo

Introduzione

Come abbiamo scritto all’indomani degli esiti elettorali, i risultati delle elezioni comunali del 12 giugno scorso non sono stati una buona notizia per chi desidera una Padova più giusta dal punto di vista sociale ed ecologico. Proprio per questo, le ragioni che ci hanno spinto a dare vita al percorso politico e sociale di “Tutta Nostra la Città” (TNC) sono ancora tutte sul piatto e ci portano a ritenere che, oggi più di ieri, sia necessario dare anima e corpo ad una voce indipendente e ad uno spazio di alternativa al governo “a senso unico” di questa città, affinché al centro dell’agenda politica padovana vi sia il bisogno di giustizia sociale ed ecologica e non gli interessi di pochз.

In questo documento, elaborato nella prima assemblea pubblica post-elettorale di TNC (17 luglio) e aggiornato alla luce degli ultimi sviluppi politici locali e nazionali, vogliamo condividere un’analisi delle elezioni e del quadro che ci consegnano, individuare i principali nodi problematici per il futuro di Padova che vediamo imporsi come priorità su cui agire collettivamente e, infine, proporre una traccia lungo cui proseguire il cammino intrapreso da TNC. Non è il tempo di farsi prendere da sconforto e rassegnazione, ma di rimboccarci ancora di più le maniche!

L’esito elettorale del 12 giugno

Le recenti elezioni padovane hanno evidenziato, nell’ordine, un trionfo dell’astensione (che ha raggiunto quota 49,3%), un consolidarsi dei consensi intorno alle forze politiche più saldamente legate al blocco di potere che governa Padova da decenni e dunque garanti di una piena continuità con il passato, e infine il fatto che il 9% dell’elettorato che ha votato liste non schierate a fianco dei due principali candidati sindaco sia rimasto senza alcuna rappresentanza, in virtù della frammentazione in più liste e dei meccanismi premianti la maggioranza.

Il forte aumento dell’astensione (+10%, quasi 16.000 votanti in meno nel 2022 rispetto al 2017) è una tendenza ormai costante che segnala lo scollamento dell’elettorato da un meccanismo che appare sempre meno in grado di imprimere una svolta allo stato delle cose. I soggetti politici vengono percepiti come portatori di programmi che restano sulla carta, mentre le loro prassi rimangono saldamente ancorate alla tutela degli interessi di pochз. Questa percezione coinvolge anche le forze della sinistra di alternativa (TNC compresa), che vengono ricondotte nel mare magnum di una politica vista come pura propaganda, orientata all’autoconservazione e a disattendere puntualmente gli impegni presi in campagna elettorale.

Il trionfo dell’astensione è il dato principale che ci consegna questa tornata elettorale ed è attraverso di esso che ne va letto l’esito complessivo. Una simile diserzione delle urne, infatti, ridimensiona fortemente il “plebiscito” a favore di Sergio Giordani, poiché il 58,4% dei voti che gli hanno consentito di vincere senza ballottaggio vale il 29% degli aventi diritto. Il sindaco uscente è stato dunque riconfermato con il sostegno di meno di un terzo della cittadinanza padovana.

Anche attraverso una simile astensione le elezioni del 12 giugno hanno “blindato” il blocco di potere che era già saldamente alla guida della città. La grande mobilitazione di personaggi pubblici, reti personali e clientelari, partiti e movimenti ha garantito la vittoria allo schieramento del sindaco uscente (9 liste per un totale di 272 candidatз). All’interno di esso, sono state la lista del Partito Democratico e quella personale di Sergio Giordani ad imporsi in termini di voti, mentre tutte le altre hanno portato acqua al mulino dei veri vincitori. Tralasciando il misero risultato del M5S, è soprattutto il fatto che Europa Verde non abbia eletto alcun rappresentante e che Coalizione Civica abbia più che dimezzato la propria presenza in Consiglio (2 consiglierз anziché 5) e in Giunta (1 assessorə anziché 3) a togliere qualsivoglia spinta “progressista” alla compagine che governerà Padova nei prossimi cinque anni.

Già nella scorsa consiliatura, quando i rapporti di forza interni alla maggioranza erano molto più favorevoli alle componenti che avevano sostenuto Arturo Lorenzoni, l’amministrazione Giordani ha disatteso gran parte delle “linee strategiche di mandato” che orientavano il governo della città nel senso della tutela del bene comune e della preminenza dell’interesse pubblico sugli interessi privati. Che cosa dobbiamo aspettarci da un “Giordani bis” in cui il Partito Democratico e il sindaco con la sua lista, da soli, occupano i 4/5 della Giunta e detengono la maggioranza assoluta in Consiglio Comunale? Non vi è dubbio che questa piena “governabilità” – coronata di recente dall’elezione di Sergio Giordani anche a presidente della provincia – farà dell’amministrazione una rappresentante ancora più fedele degli interessi che dominano da tempo lo sviluppo urbano, economico e sociale di Padova orientandolo in direzione di una città sostanzialmente privatizzata: una città dove i profitti e le rendite di pochз vengono prima della sostenibilità ecologica e sociale, poiché ogni servizio, ogni spazio e ogni bisogno (dal patrimonio immobiliare a quello culturale, dai servizi pubblici locali all’istruzione, dalla salute alle aree verdi) sono occasioni per “fare schei” anziché elementi utili a garantire una vita dignitosa e desiderabile per tuttз.

A fronte di questa situazione, pesa ancora di più l’assenza di voci indipendenti in Consiglio Comunale e il fatto che chi si era propostə come strumento di pressione volto a scavare un cuneo di trasparenza e opposizione agli indirizzi politici dominanti rimanga senza lo strumento della rappresentanza.

Come TNC, in quanto progetto nuovo e totalmente autorganizzato, eravamo consapevoli dei nostri limiti di tempo, forze e risorse, ma siamo felici di aver provato fino in fondo a portare in Consiglio qualcunə che fosse interprete dei bisogni delle classi popolari e realmente al servizio di un processo collettivo di trasformazione. Sapevamo che non sarebbe stato facile e non ci siamo mai illusз riguardo al fatto che il grosso – e il bello – del lavoro sarebbe iniziato comunque dopo le elezioni.

TNC non nasce come lista elettorale, bensì come spazio cittadino di confronto e attivazione collettiva. Passata la fase elettorale, sentiamo l’esigenza e la responsabilità nei confronti di chi ci ha sostenuto, con il voto e/o in qualsiasi altra forma, di rilanciare un’iniziativa politica e sociale che prosegua lungo la direzione indicata già dal nostro appello fondativo: «È tempo di giustizia sociale ed ecologica. Dobbiamo far sentire la nostra voce e appropriarci del potere decisionale sulle scelte strategiche per il nostro futuro.».

I nodi che vengono al pettine

Nel ripensare le forme e i modi del nostro agire possiamo mettere a frutto il lavoro fatto nell’elaborazione del programma di TNC, pensato fin da subito guardando al di là della scadenza elettorale. Le “costellazioni” di proposte attraverso cui abbiamo dato forma all’idea di una Padova della cura, ecologica e solidale, delineano un insieme di iniziative e rivendicazioni che permettono di muovere dei passi concreti perché nei nodi problematici che abbiamo individuato si gioca la partita tra una Padova “sostanzialmente privata” in quanto ad uso e consumo degli interessi di pochз e una Padova più giusta, capace di assicurare un futuro e una vita desiderabile a tuttз coloro che ci vivono, ci lavorano e ci studiano.

Quali sono, quindi, i temi e le questioni da cui partire?

Pensiamo, innanzitutto, alla crisi sociale nella quale stiamo sprofondando, dal momento che l’inflazione e il carovita colpiscono soprattutto le fasce più deboli della popolazione, in una fase storica in cui le disuguaglianze sono ogni giorno più insopportabili e il progressivo smantellamento dello stato sociale ha reso sempre meno garantiti diritti fondamentali come quelli alla salute, alla casa e all’istruzione. La povertà è in aumento anche nel “ricco Nord-Est” e a Padova abbiamo gravi problemi aperti: sul fronte del diritto all’abitare abbiamo centinaia di sfratti esecutivi, spese condominiali alle stelle in numerosi quartieri e una carenza cronica di alloggi in affitto, con il costo medio di una stanza singola che è aumentato del 42% nell’ultimo anno; sul fronte dei servizi socio-sanitari l’accelerazione delle dinamiche di aziendalizzazione e privatizzazione sta rendendo sempre più difficile ricevere cure mediche in tempi utili e senza pagare cifre spropositate; sul fronte della scuola e dei servizi all’infanzia, infine, va sottolineata la carenza (e il costo!) di asili nido e di scuole dell’infanzia non private. Su questi terreni i problemi vengono da lontano e riguardano tendenze nazionali e sovranazionali, eppure il compito che abbiamo davanti, anche sul piano locale, è quello di unire alla denuncia delle carenze e delle responsabilità un lavoro di organizzazione e di sostegno alla mobilitazione sociale.

Pensiamo, in secondo luogo, alla gestione privatizzata e spartitoria di beni pubblici e beni comuni, che ne determina nei fatti un accesso limitato e una fruibilità condizionata per la cittadinanza. Si tratta non soltanto di casi come quello dell’insediamento di Leroy Merlin all’ex foro boario di Corso Australia, ma soprattutto di quel continuo richiamo al privato (sociale e non) nel gestire il patrimonio pubblico, giustificato dalla supposta efficienza del privato e dalla carenza di risorse dell’ente locale. Su questo tema occorre rilanciare l’iniziativa che riguarda sia spazi come l’ex Macello di via Cornaro e l’ex caserma Prandina, che devono essere beni comuni ad uso civico e non altro, sia le aree verdi e i parchi cittadini intervenendo sulle convenzioni per la loro gestione affinché siano realmente fruibili da chiunque.

Pensiamo, inoltre, ai servizi pubblici locali come acqua, luce, gas, trasporti e rifiuti, la cui gestione è totalmente esternalizzata ad aziende e multiutility che, se non fanno guadagnare nulla in termini di efficienza (come testimoniano ogni giorno i disservizi di BusItalia), incrementano tariffe e profitti scaricando tutti i costi sull’utenza. La lotta per una gestione in house deve accompagnarsi ad una puntuale analisi e divulgazione delle opportunità offerte dall’internalizzazione e deve partire da quello che già c’è: la delibera sull’acqua pubblica va resa esecutiva e questo dev’essere un primo passo verso obiettivi più ambiziosi. Reclamare l’internalizzazione della gestione della raccolta dei rifiuti è un altro passo da compiere, in collegamento con la lotta contro la quarta linea dell’inceneritore.

Pensiamo ad un’economia che, nonostante la crisi profonda del modello capitalistico e predatorio, continua a proporre anche a livello territoriale un business insostenibile che si associa ad altrettanta insostenibilità nelle condizioni di lavoro. L’evoluzione senza alcun governo dell’area ex ZIP (Zona Industriale di Padova) ci mette davanti ad un sicuro aumento del caos urbanistico già esistente – dei cui oneri sarà comunque l’ente locale a doversi fare carico – e a “riconversioni” che poco avranno a che vedere con una risposta innovativa e qualificante alla crisi ambientale. È preoccupante, ad esempio, che si vogliano approvare progetti come l’ampliamento del magazzino Alì a Granze o dell’IperLando, mentre di capannoni vuoti ce ne sono in abbondanza. Anche perché se il saccheggio del territorio da parte dei privati proseguirà con i ritmi e le modalità viste finora, a farne ulteriori spese saranno pure il lavoro e il reddito delle persone. Per questo l’interlocuzione con la realtà sfaccettata del lavoro in città, il sostegno a tutte le mobilitazioni di lavoratori/trici già in essere e il monitoraggio delle condizioni di lavoro (o dell’impiego improprio del volontariato) nel contesto degli enti pubblici, a partire dal Comune di Padova stesso, sono tutte iniziative che devono associarsi ad una campagna per una “Padova capitale della dignità del lavoro”, con proposte concrete sia per una riduzione e una maggiore trasparenza degli appalti pubblici, sia per un protocollo che vincoli i datori di lavoro pubblici e privati al rispetto di condizioni contrattuali e salariali dignitose.

Pensiamo, infine, a politiche urbanistiche delegate di fatto alla speculazione immobiliare e all’azione di attori come l’Università e l’AOUP (Azienda Ospedale – Università di Padova). Il Piano degli Interventi non prevede alcuna seria attività regolatoria, anzi mantiene saldo un modello che associa proprietà del suolo e diritto di costruire e si muove in direzione totalmente contraria rispetto ad una pianificazione volta a realizzare la città pubblica. Su questo fronte, che interseca quelli dell’inquinamento e della sostenibilità energetica, resi entrambi ancora più drammatici dalla crisi climatica e dalla guerra in corso, occorre lavorare con estrema puntualità e radicalità: la sostenibilità ambientale del nostro territorio passa da un netto stop al consumo di suolo, dalla difesa e dal recupero di aree verdi, da politiche energetiche di comunità, da una strategia per l’agricoltura urbana e una politica comunale sul cibo, da una drastica riduzione dell’inquinamento atmosferico e da una gestione circolare dei rifiuti. Sul fronte mobilità occorre invece reclamare una svolta che faccia riferimento, più che a grandi progetti in stallo a causa di procedure appaltanti affrettate, ad un trasporto pubblico locale capillare che non lasci scoperto alcun quartiere o parte di esso, ad una ciclabilità resa sicura da adeguate infrastrutture, ad un’accoppiata tra sviluppo urbano e viabilità che lasci i parcheggi fuori dal centro storico.

Proseguire il cammino di TNC

TNC non si propone come un soggetto che si limita a criticare o contrastare l’esistente, ma come una forza cittadina capace di immaginare e, passo dopo passo, praticare una Padova profondamente diversa. In che modo? Innanzitutto, costituendo uno spazio di confronto aperto e plurale, dove chiunque – singolз o realtà collettive – possa intervenire e dare il proprio contributo a partire da scelte di fondo condivise. In secondo luogo, mettendo in campo alcune pratiche e strumenti che si affiancheranno, caratterizzandole, alle forme di attivismo sociale e politico che già contraddistinguono le/i componenti di TNC. In particolare, vorremmo rilanciare il nostro progetto attraverso:

  • la pubblicazione di una newsletter periodica, con contributi di informazione, inchiesta e riflessione sui principali temi cittadini;
  • la stesura di una o più delibere di iniziativa popolare, quali atti politico-amministrativi da elaborare e sottoporre all’attenzione del Consiglio Comunale mediante una raccolta firme, con l’obiettivo di “imporre” problemi e soluzioni alla politica cittadina;
  • l’organizzazione di incontri pubblici di discussione e approfondimento, coinvolgendo espertз e attori sociali con esperienza diretta. Cominciamo con tre appuntamenti nei mesi di novembre, dicembre e gennaio, dedicati rispettivamente alla questione energetica, al ciclo dei rifiuti e all’acqua bene comune.

Credi anche tu che per garantire un futuro degno alla città di Padova e a tuttз coloro che la vivono sia necessario un cambio di passo e di direzione?

Vuoi contribuire al progetto di TNC – una voce indipendente, un luogo di confronto e uno spazio politico e sociale di alternativa al governo “a senso unico” della città?

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Nuovo magazzino Alì: un problema cittadino

Nuovo magazzino Alì: un problema cittadino

Granze non è sola. Perché l’ampliamento del magazzino Alì riguarda tutta Padova . Una lettera alla politica cittadina.

La catena di supermercati Alì vuole ampliare il proprio magazzino di via Svezia, portandolo dagli attuali 29.000 ai previsti oltre 100.000 metri quadrati di superficie. Preoccupazione e critiche puntuali sono già state espresse dal comitato dei cittadini di Granze, che ha anche presentato le proprie osservazioni al progetto, e inoltre da Legambiente, Unione Popolare, Verdi, ADL Cobas e Tutta Nostra la Città. Ad eccezione di queste prese di posizione e dello spazio che è stato dato loro sui quotidiani locali, però, del tema in città non si parla. In particolare, tacciono la giunta e l’intero Consiglio Comunale.

Viene il dubbio che si preferisca passare la questione sotto silenzio poiché la decisione è nei fatti già stata presa (Giordani avallerà il progetto di Alì) e, d’altra parte, che faccia comodo relegare il problema alla sola Granze, affinché la cittadinanza non sia in condizione di avere voce in capitolo sull’ennesima “cementificazione green” imposta dall’alto. Eppure, sono almeno tre le ragioni per cui l’ampliamento di Alì a Granze riguarda l’intera città di Padova.

In primis, un eventuale accoglimento del progetto di Alì da parte dell’amministrazione comunale rappresenterebbe in modo paradigmatico le priorità e le scelte di campo della “nuova” giunta Giordani: favorire lo sviluppo della Grande Distribuzione Organizzata a spese della sostenibilità ecologica, dell’agricoltura urbana e del possibile sviluppo di filiere corte del cibo. Anziché sperimentare e sostenere strategie innovative per fare fronte alle inevitabili crisi alimentari provocate dalla catastrofe climatica e dalle turbolenze geopolitiche, si andrebbe a favorire un settore i cui destini sono legati alla speculazione finanziaria, che si regge sui bassi prezzi imposti ai produttori oltreché sullo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori tanto nei punti vendita quanto nei magazzini come quello che si vorrebbe ampliare, e che lascia un’impronta ecologica devastante in termini di cementificazione, traffico e produzione di rifiuti. 

In secondo luogo, la colata di cemento firmata Alì contraddirebbe platealmente l’autorappresentazione dell’amministrazione Giordani, smentendo la retorica del “più verde e meno cemento” nei suoi due presunti capisaldi: il nuovo Piano degli Interventi e il cosiddetto Piano del Verde. L’ampliamento del magazzino Alì cancellerebbe, infatti, l’ipotesi di sperimentare una strategia di “agroforestazione urbana” prevista per quella stessa area dal Piano del Verde, che immaginava il territorio di Granze inserito nel sistema dei “parchi agropaesaggistici metropolitani” (vedi sez. 08 “Strategie”, pp. 452-457). Il nuovo Piano degli Interventi, invece, che avrebbe dovuto rappresentare una sorta di rivoluzione copernicana nella concezione dello sviluppo urbanistico cittadino, non è ancora stato approvato in via definitiva: anziché attendere (o accelerare) la conclusione di tale iter e utilizzare il nuovo PI come strumento per fermare il consumo di suolo, si preferisce discutere e approvare – in assenza di piano regolatore – progetti di privati che ne contraddicono totalmente l’indirizzo. 

Infine, l’operazione costituirebbe a tutti gli effetti un ampliamento della zona industriale, dimostrando ancora una volta quali sono gli effetti della rinuncia ad una forma di governo pubblico dell’area produttiva più vasta del NordEst. A due anni dalla liquidazione dell’ente ZIP, che aveva da tempo interrotto la sua espansione rinunciando a nuove lottizzazioni, il progetto di Alì potrebbe aprire la strada ad operazioni analoghe proprio mentre si moltiplicano i capannoni vuoti. Se poi allarghiamo lo sguardo e consideriamo l’intero quadrante est della città, con il nuovo polo ospedaliero in arrivo, le ulteriori costruzioni che questo porterà con sé (come i progetti del gruppo Tonazzo accanto alla Kioene Arena) e le infrastrutture che dovranno essere adeguate, riusciamo a farci un’idea dell’inferno di traffico e cemento che nel giro di pochi anni potrebbe diventare questa zona di Padova. Non sarebbe il caso di elaborare, discutendola pubblicamente, una strategia per il governo e lo sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile di Padova Est, anziché lasciare campo libero agli appetiti dei privati?

Intorno alla decisione che la politica cittadina è chiamata a prendere rispetto al progettato ampliamento del magazzino di Alì si giocano i destini non soltanto di Granze, ma dell’intera Padova. Con questa consapevolezza, credo, le consigliere e i consiglieri comunali – oltre che tutti i componenti della Giunta – farebbero bene a non nascondersi dietro un dito e a dimostrare all’intera cittadinanza che hanno il coraggio di discutere apertamente questa scelta.

Padova, 20 settembre 2022

Luca Lendaro
Portavoce di “Tutta Nostra la Città
Candidato di Unione Popolare

Basta Cemento a Padova. No all’ampliamento dei magazzini Alì

Basta Cemento a Padova. No all’ampliamento dei magazzini Alì

Fermare l’ampliamento dei magazzini Alì, oltre 15 ettari di terreno agricolo cementificati. Un progetto folle che non serve alla città.
 
“Si può ancora fermare, ma serve determinazione da parte di tutte le persone di buona volontà” è l’appello che Luca Lendaro, portavoce di Tutta Nostra la Città rivolge a comitati, cittadini e gruppi politici.
Il progetto è quello del nuovo Hub logistico dell’Alì, progettato tra via Svezia e via Ruffina a Granze di Camin, in un’area a confini della Zona Industriale. Si tratta di tre magazzini, di cui uno alto 35 metri, destinati alla logistica.
Il territorio di Granze così come quello di Camin ha già sopportato in questi decenni la totale distruzione del territorio in favore della Zona industriale, e ora attendeva interventi di riqualificazione e servizi degni di questo nome, non certo nuova cementificazione.
Il contesto è una città che ha raggiunto il 49% del terreno cementificato con il primato tra le province venete (dati Ispra) mentre il Veneto si contende il primato nazionale con la Lombardia. Un contesto che richiede uno stop deciso alla nuova edificazione.
Il progetto dell’Alì porterà:

  • un forte incremento del traffico di camion che l’attuale rete viaria non può sopportare come sottolineato dai tecnici nel corso della Conferenza dei servizi (“l’intervento influenza una viabilità già in sofferenza” leggiamo nel verbale);
  • ulteriore rischi idrogeologici conseguenti sia all’impermeabilizzazione di tutta l’area oggi agricola e il tombinamento di tutta l’attuale rete dei fossi nell’area di intervento che oggi consentono lo smaltimento delle acque meteoriche (il deflusso delle acque è definito dal Piano del Verde approvato dalla giunta precedente come “una delle criticità maggiori delle città”);
  • la distruzione degli scampoli di paesaggio agrario che ancora sopravvivano in quel contesto;
  • si tratta di un nuovo sacrificio ambientale in favore dell’espansione della Grande Distribuzione Organizzata, un settore non certo innovativo, i cui destini sono legati alla speculazione finanziaria e ai bassi prezzi imposti ai produttori;
  • comporterà l’ulteriore distruzione di terreno agricolo, vera risorsa non riproducibile e sempre più preziosa vista le crisi alimentari provocate dalla catastrofe climatica e dalle turbolenze geopolitiche che si susseguono.

Tutta Nostra la Città chiede:

  • a) il congelamento dell’iter procedurale del nuovo Hub logistico fino alla definitiva approvazione del Piano degli interventi da parte del nuovo Consiglio Comunale
  • b) un serio lavoro di verifica di congruità da parte della Commissione Urbanistica e dell’Assessorato all’urbanistica del Comune tra il progetto presentato e gli obiettivi dichiarati nel Piano degli Interventi fin’ora adottato che proclamava come obiettivi strategici la riduzione degli indici di cubatura, il risparmio dell’uso del suolo, prediligendo così la strada della rigenerazione urbana, abbandonando la vecchia logica di consumo di nuovo suolo
  • c) una verifica delle alternative per l’ubicazione dell’area di stoccaggio e movimentazione delle merci all’interno della zona industriale dove sono presenti aree ed edifici non utilizzati (almeno il 15% secondo stime del Consorzio Zip prima della sua liquidazione)
  • d) l’istituzione di un’Agenzia pubblica con il mandato di riassetto e riconversione ecologica dell’area ex ZIP di pertinenza del Comune, tutelando in particolar modo il verde esistente e mettendolo a valore attraverso l’offerta di servizi culturali e ricreativi a sfondo ecologico e la gestione attenta a tutte le dimensioni (produttiva, logistica, di servizio, di ricerca, agricola e residenziale) con una programmazione e un coordinamento delle diverse attività per superare un’economia di tipo lineare e per migliorare la vivibilità del territorio.
  • e) l’avvio di linee d’azione concrete di food policy con la promozione di filiere corte e di pratiche agricole di qualità a partire dalla dichiarazione di assoluta intangibilità dei 29 chilometri quadrati di verde agricolo ancora oggi presenti nel territorio comunale

Non si può ridurre la difesa dell’ambiente alla promessa della società Alì di ricoprire la parete dei nuovi magazzini di rampicanti. La difesa dell’ambiente, della salute e del nostro futuro è una cosa seria. 
 

È tempo di rimboccarsi le maniche!

È tempo di rimboccarsi le maniche!

Per chi desidera una Padova più giusta, in termini sociali ed ecologici, le elezioni comunali del 12 giugno non sono una buona notizia. Si è realizzato un risultato fondamentalmente già scritto, che da un lato deve preoccupare e, dall’altro, insegnarci a proseguire nel modo migliore lungo la strada che ci siamo aperta. È una maratona, non una corsa di velocità.

Domenica ha trionfato l’astensionismo, sintomo di una crisi che il nostro sistema politico vive da anni, amplificato a Padova da una campagna elettorale caratterizzata dall’assenza di contenuti e di tensione trasformativa. Si è strombazzato allo sfinimento di “tram sì, tram no” e “movida”, ma riguardo a casa, lavoro, caro-vita, salute e servizi pubblici – ciò che più riguarda il futuro di chi vive, lavora e studia a Padova – soltanto le nostre voci hanno provato a farsi sentire. Un dato che manifesta la carenza del dibattito pubblico cittadino e che preoccupa non poco, soprattutto se letto insieme al verdetto delle urne.

Sergio Giordani e il Partito Democratico portano a casa una delega in bianco al governo della città, che lascia un margine d’azione esiguo sia alle componenti “progressiste” della maggioranza sia alla cosiddetta “opposizione”. Colui che ha scelto il Gattamelata come emblema della propria campagna elettorale potrà di conseguenza continuare a favorire gli interessi dei grandi potentati cittadini – Interporto, grande distribuzione, Hera, etc. – senza il minimo controcanto all’interno delle istituzioni. Quanto ciò sarà problematico per uno sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile della città di Padova, lo scopriremo molto presto.

Quanto a noi, siamo felici della campagna elettorale che abbiamo condotto, nella più totale assenza di mezzi economici, e orgogliosə del sostegno ricevuto da parte delle 1331 persone che hanno votato le liste “Tutta Nostra la Città” e “Solidarietà Ambiente Lavoro”. Un risultato che non è sufficiente per eleggere, ma costituisce – soprattutto se considerato alla luce della grande astensione e dei risultati ottenuti da altre liste – un passo importante lungo la strada che ora dobbiamo percorrere con ancora più convinzione. La strada del rafforzamento, del radicamento e dell’allargamento di uno spazio politico e sociale cittadino capace di dare corpo e voce al bisogno di giustizia, di cura e di bellezza che ogni giorno ci muove. 

Ripartiamo da qui. Da tutte le attività mutualistiche, sociali e culturali che portiamo avanti da anni e che ci hanno sempre fatto dire “c’eravamo, ci siamo, ci saremo”. E dall’entusiasmo e dalla determinazione di chi sa di essere parte di una comunità di persone che fianco a fianco costruiscono un altro futuro possibile, per sé e per tuttə. Grazie, dunque, a tutte e tutti coloro che si sono spesə sia con il voto che con l’attivismo personale per far riuscire la nostra campagna elettorale. Grazie a chi ha voluto metterci la faccia, candidandosi oppure firmando pubblicamente l’appello al voto. Avremo presto occasione di riunirci e confrontarci per definire insieme come andare avanti: non è tempo di farsi prendere da sconforto e rassegnazione, ma di rimboccarci ancora di più le maniche!

Luca Lendaro

Asili nido: 400 posti per 600 domande. Un dato allarmante.

Asili nido: 400 posti per 600 domande. Un dato allarmante.

La denuncia della lista civica Tutta Nostra la Città e del candidato sindaco Luca Lendaro: “Una carenza intollerabile. Cosa ha fatto l’amministrazione comunale per sostenere le famiglie e fronteggiare il calo demografico?”

“I 400 posti disponibili a fronte di circa 600 domande per l’accesso agli asili nido comunali dimostrano la totale mancanza di investimenti in politiche a sostegno delle famiglie da parte di questa amministrazione comunale” – è la denuncia di Davide Guerini, candidato consigliere di Tutta Nostra la Città. – “A questo si aggiunge la totale mancanza di centri estivi pubblici comunali dai tre anni in su. Questo dato è un ulteriore indicatore dell’assenza di questa amministrazione nell’investire in progetti a supporto delle famiglie anche in relazione ai bisogni di bambini/e e ragazzi/e.” Aggiunge Guerini: “per rispondere al calo demografico è essenziale investire nei servizi pubblici alle famiglie che consentano un accesso a tutti e tutte, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili”.

Sul tema interviene anche il candidato sindaco Luca Lendaro: “è necessario un supporto pubblico alla genitorialità e alle famiglie. Non si può delegare ai privati la gestione di servizi fondamentali. Crediamo che l’amministrazione comunale debba farsi protagonista nella proposta di politiche a sostegno della famiglia, senza invocare il calo demografico come scusa al disinvestimento pubblico. Al contrario, è fondamentale investire nei servizi pubblici per invertire questa tendenza”.